Balli da sala

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14 Anni 2 Mesi fa #5430 da perla84
Balli da sala è stato creato da perla84
Il Ballo da Sala comprende TANGO, VALZER INGLESE (o LENTO), FOX TROT.

I balli da sala sono gradevoli dal punto di vista estetico e presentano dei vantaggi di tipo pratico per chi li usa a fini di divertimento e di ginnastica, nelle balere e nelle sale da ballo.

Oltre alle figure riportate dai manuali, che sono generalmente le più seguite e rappresentano il risultato di selezioni meditate ed autorevoli, ne esistono decine di altre che, pur non comparendo su alcun libro, hanno una loro dignità e un certo numero di seguaci.

Molti appassionati di ballo si divertono ad inventare passi e figure perfettamente compatibili col contesto ritmico-musicale. E' sempre stato così; e spesso i teorici, gli studiosi di danze, gli autori dei manuali hanno attinto e attingono a piene mani da quanto di nuovo ed interessante scoprono in giro, nelle gare e nei locali. I grandi atleti, i competitori, i campioni sono inevitabilmente creatori di stili e di variazioni di figure.

E' chiaro che non tutte le figure create nel corso dei decenni entrano a far parte dei programmi ufficiali di una danza codificata. Come pure capita che una figura per tanti anni inserita nei programmi ufficiali, ne esca fuori o subisca revisioni.

Molti mi scrivono per sapere le ragioni di ciò: cosa determina la fortuna o la sfortuna di una figura di danza.

Capire perchè una figura entra nei libri ed un'altra no, non è facile. E nemmeno è spiegabile logicamente perchè figure un tempo di successo finiscono nel dimenticatoio.

Un esempio per tutti è dato dal Casquè (francese: CASQUET) che ha una sua storia letteraria e cinematografica di notevole spessore, eppure non è mai entrato nei manuali importanti.
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14 Anni 2 Mesi fa #5431 da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:Balli da sala
Storia del valzer

C'era una volta il Laendler.

Era praticamente il valzer, ed era diffuso nelle campagne austriache già verso la metà del '700. Finché erano contadini a ballare volteggiando abbracciati belli stretti nessuno aveva molto da ridire: poco più che bestie, si sa... Ma poi il Laendler arrivò a Vienna, dove venne adottato dalla borghesia. I preti inarcarono il sopracciglio, ma lo inarcavano comunque in ogni caso perché i party della borghesia viennese non erano un modello di temperanza e di decoro: tutti bevevano, e dopo le bevute e i balli molti trombavano come opossum. A Vienna la libertà sessuale vigente era considerata oltremodo scandalosa dagli stranieri fin da prima dei tempi di Mozart.

Mentre la borghesia aggiungeva gaudiosamente il Laendler alle proprie debosce, i ricevimenti della nobiltà si attenevano a un rigido protocollo. Si ballavano esclusivamente danze piuttosto noiose (e sessualmente innocue) come il minuetto, la scozzese e la polacca (una specie di passeggiata a suon di musica, tanto compassata che la ballavano perfino gli arcivescovi). Le feste dei nobili, diversamente da quelle dei borghesi, non avevano fini di puro divertimento, ma ragioni molto più utilitarie: erano occasioni per imbastire trame politiche, combinare matrimoni, organizzare manovre finanziarie e mercanzia del genere, oltre che dimostrare che chi le dava era potente ed economicamente fiorente.

Col Congresso di Vienna del 1815 la crema della politica e della nobiltà europea convergé in massa su Vienna per spartirsi la torta postnapoleonica. Fu un'epoca di frenesia teatrale e operistica, di concerti pubblici, di picnic di lusso al Prater, e naturalmente la nobiltà locale fece a gara a chi dava la festa più ricca, più costosa, più numerosa e più popolata di personaggi potenti. Era una questione di prestigio, non solo di interesse. Immense quantità di denaro vennero dilapidate per organizzare questi eventi, tanto che era normale che venissero accese ipoteche, e gli strozzini fecero affari d'oro. In queste feste dovette accentuarsi ancor più il distacco tra ciò che succedeva nei saloni da ballo, che era la formale ragion d'essere dei ricevimenti, e ciò che succedeva nelle salette, che era la roba davvero tosta: mentre le persone non più giovani facevano i loro giochi di potere fuori vista, la gioventù nobile, vestita col massimo sfarzo e la massima eleganza, si divertiva negli saloni pieni di stucchi, affreschi e dorature, e scintillanti di luci, di specchi e di cristalli, al suono di orchestre quanto più numerose possibili.

A sorvegliare questa gioventù rimanevano però solo le nonne sorde, gottose e candite dall'incipiente Alzheimer, nonché zie zitelle acide e arcigne, ma di scarsa reale autorità, delle quali ogni famiglia nobile aveva un'inesauribile riserva. Le madri avevano i loro amanti da intrattenere e i loro ganzi futuri da coltivare, e di conseguenza il gioco nella sala da ballo doveva essere finito realmente in mano a chi? alle famiglie formalmente nobili, ma povere, le cui sorti potevano essere risollevate solo da intrighi zozzarelli, tipo dare la figlia 15enne procace e vergine in pasto a qualche arciduchino, o almeno marchesino di famiglia facoltosa per poi attaccarlesi a mo' di mignatte (mai sentito parlare di Mary Vetsera e dell'arciduca Rodolfo?).

Probabilmente furono proprio questi personaggi a promuovere un'atmosfera più lasciva in funzione del loro "particulare", "congiurando" colle orchestre incaricate delle danze, mentre gli adulti di caste più elevate erano occupatissimi altrove. Non si sa in che palazzo risuonò il primo Laendler, ma questo ballo divampò letteralmente in pochi giorni per tutta la città. I meli non danno pere, come dice mia madre, ed era naturale che lo scollacciamento fosse il benvenuto per questi giovani dal sangre caliente: finalmente ci si divertiva un po'.

Intendiamoci: ogni signorino di buona famiglia poteva far sesso con tutte le fantesche, le sguattere e le cuoche che voleva, e di solito aveva anche i soldi per pagarsi le mercenarie. Ma vuoi mettere l'emozione di stringersi addosso impunemente non la solita zoticona dell'Oberarlberg, magari bruttina e non pulitissima, ma la profumatissima, bellissima e raffinata Contessina Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare, cresciuta a latte e miele, rendendola per giunta tutta rossa ed eccitata per la trasgressiva intimità fisica non meno che per il giramento di testa provocato dal rapinoso ballo?

Noi oggi possiamo non capire queste cose: siamo venuti su in un'epoca diversa, nella quale l'eccitazione provocata dal ballare un valzer, e perfino da un tango, è praticamente niente. Ma in quei tempi i nobili non si toccavano proprio, e men che meno si palpavano. Il Laendler era una specie di incontro ravvicinato del terzo tipo, e i conseguenti sdilinquimenti pelvici delle fanciulle dovevano essere altrettanto furibondi delle petrigne erezioni maschili. Un po' per colpa del Laendler, un po' per colpa dello champagne, non è difficile ipotizzare che i parchi annessi ai palazzi patrizi coi loro accoglienti cespugli fossero bruscamente più affollati dell'ordinario nelle fasi avanzate dei ricevimenti. Ci dovette scappare più di qualche nobile deflorazione, e magari anche qualche nobile gravidanza.

La situazione stava sfuggendo al controllo, e si cercò di correre ai ripari: non era semplicemente ammissibile che le sfarzose e costosissime feste diventassero dei semi-baccanali, ne andava del buon nome della famiglia! ne andava anzi della stessa credibilità della classe dirigente viennese agli occhi dell'Europa intera! Però hai voglia a chiudere le stalle dopo che i buoi sono scappati, ci dovette essere una specie di rivolta giovanile o qualcosa del genere. L'Arcivescovo di Vienna sclerò ed emanò una bolla con la quale proibiva di ballare il Laendler, danza lasciva e demoniaca, rovina della gioventù, sentina d'iniquità... e la proibì sotto pena di scomunica.

Anche se perfino a quei tempi doveva essere evidente l'esagerazione, e anche se dovette indubbiamente saltare all'occhio di chiunque che in campagna il Laendler lo si ballava canonicamente indisturbati da più di mezzo secolo, in una società cattolica come quella austriaca la scomunica non era cosa da prendersi sottogamba, dunque non era pensabile fare come se niente fudesse. D'altro canto ormai il Laendler aveva preso troppo piede negli ambienti più esclusivi in 2 o 3 settimane perché ci si potesse rinunciare; in altri strati sociali urbani poi il Laendler era un fatto acquisito da almeno 10 anni... Si ricorse quindi a un immediato escamotage: si cambiò il nome alla danza. Non stiamo ballando il Laendler, stiamo ballando il Walzer, quindi niente scomunica, anzi stasera si palpa e domattina ci si accosta piamente all'Eucaristia, amen. Magari con prima una confessioncina urgente per via di quella seccatura del 6° comandamento, nevvero, ma si può fare...

Per l'Arcivescovo fu una sconfitta tremenda, ma 'vox populi, vox Dei'. Non gli rimase che abbozzare, perché se avesse emanato una seconda bolla in funzione del nuovo nome, i viennesi se ne sarebbero inventati subito un terzo.

Vienna era vista all'estero come oggi viene considerata Trieste in Italia: una città di matti, per cui il valzer rimase una realtà locale per almeno un decennio; ma poi arrivò a Parigi, che dopo il 1825 era diventata la capitale europea della moda e dell'arte, e da Parigi dilagò dappertutto, alla faccia degli scandalizzati benpensanti.
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14 Anni 2 Mesi fa #5432 da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:Balli da sala
La storia del tango


Il termine "tango" iniziò a diffondersi a Buenos Aires verso il 1820, riferito ad un tipo di percussione usata dagli afromaericani. Può sembrare una forzatura associare questo significato con la danza che, sebbene almeno in apparenza porti lo stesso nome, si diffuse sessant'anni dopo.
Ecco il perchè.
Nell'800 Buenos Aires è la città dove "far fortuna". Nonostante la durezza dei lavori disponibili, data la grande disponibilità di manodopera, i salari erano piuttosto miseri. Famiglie di Italiani, Francesi, Ungheresi, Ebrei e Slavi, cui presto si unirono schiavi liberati e Argentini della seconda e terza generazione, provenienti dalle pampas, convivevano in squallidi appartamenti in quartieri costruiti dal nulla, detti "Orilla", creando una miscela unica e irripetibile di tradizioni etniche e culturali che è diventata l'ingrediente magico di un processo creativo.
Nei vicoli dell'Orilla, i nuovi Argentini condividevano un destino di disillusionee disperazione, da cui ben presto emerse una speranza comune rappresentata da una volontà di fuga, sia pure soltanto momentanea, dall'oppressione, sentimento forte espresso in canzoni, cantate in "Lunfardo", il dialetto degli emarginati, sorta di lingua comune fortemente influenzata dal Francese e dall'Italiano.
Le canzoni cantavano la tristezza delle persone, ma anche la loro felicità e le loro gioie. Cantavano la nostalgia e la distanza, ma anche le speranze e le aspirazioni. Cantavano la solitudine, ma anche la lealtà e la fratellanza nell'avversità. La canzone, come in tante altre parti del mondo, divenne la consolazione in musica dell'uomo. E la canzone richiede come suo completamento espressivo la danza ed è così che nel vicoli di Buenos Aires, è nato il tango.
La gente della pampa, i Gauchos, portano la Payada, un'antica forma di poesia popolare caratteristica delle feste di paese: il Payador improvvisa sei versi endecasillabi, seguiti da un caratteristico stacco di chitarra. Intorno al 1870 la payada si evolve e ad essa si unisce il ballo: è la Habanera, danza spagnola diffusasi a Cuba e portata dai marinai fino alle due sponde del Rio della Plata, che si diffonde ma immediatamente si trasforma, assumendo l'andamento caratteristico e insolito di una camminata in cui l'uomo avanza e la donna indietreggia. Nasce così la Milonga(che in Spagnolo significa festa), e milonguear significa passare la notte alternando canto e ballo.
Dal porto di Buenos Aires arriva anche il Candombè, danza caratteristica dei neri (che avevano abitato un piccolo borgo nella parte vecchia prima di scomparire decimati dalla febbre gialla), in cui le coppie ballano separate ma molto vicine, abbandonandosi a sensuali movimenti pelvici.
Sono gli ingredienti che si fondono nel tango.
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14 Anni 2 Mesi fa #5433 da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:Balli da sala
Anche se la rumba non è un ballo da sala, per me è il ballo piu' bello e intenso che esista
questa è una piccola citazione del film "She we dance": la RUMBA esprime in verticale un desiderio orizzontale
Il che è tutto dire ;)


Storia della Rumba
Per gli studiosi di storia della danza, il termine rumba indica qualcosa di più che un semplice ballo: identifica un genere musicale comprensivo di un insieme di balli. Nella lingua spagnola il verbo rumbear definisce un particolare modo di ballare, basato sui movimenti seducenti dei fianchi del bacino e delle spalle. Il 'rumbeare' è tipico di molti balli caraibici e latino-americani, antichi e moderni...


La rumba nacque a Cuba, dopo l'abolizione della schiavitù (1878). Grandi masse di negri lasciarono i campi, dove non possedevano alcun bene, e si trasferirono nelle periferie delle città, per organizzare una nuova vita. Costruirono accampamenti precari e squallidi quartieri, dai quali partivano per svolgere i più umili lavori nei centri urbani. Per questa gente, povera ma libera, la musica e la danza diventarono ben presto un modo di essere e di vivere, un modo di esprimersi, sul piano religioso, sociale e affettivo. Gli ex-schiavi non possedevano strumenti musicali. Per la produzione dei ritmi usavano di tutto:


maracas (zucche svuotate, con sassolini dentro),

marimba (rumba box: strumento di percussione),

claves (due bastoncini di legno percossi l'uno contro l'altro),

cassoni vuoti che fungevano da tamburi.


Quando mancava qualcuno di tali strumenti, la percussione era affidata a vari utensili e oggetti domestici quali bastoni, cucchiai, piatti di legno, ecc.

Sul piano coreico, il miscuglio delle figure inventate e mutuate da danze varie non fu inferiore a quello operato per gli 'strumenti' musicali. I danzatori innestarono elementi di balli africani su basi di habanera e su alcune figure di conga. Tendenzialmente preferivano i ritmi molto vivaci. Le parti cantate, improvvisate, avevano per oggetto la durezza e i sacrifici di una esistenza quantunque libera, perchè la povertà crea sempre un qualche tipo di schiavitù. Su basi musicali che si dispiegavano lungo un ventaglio ritmico molto ampio, dal lento al velocissimo, si alternavano tematiche di denuncia sociale legate alla quotidianità e problemi riguardanti l'amore, con le sue leggi eterne.


Mi piace qui riportare un concetto bellissimo dell'antropologo e storico della danza Curt Sachs, enucleandolo dal suo contesto (Cronologia dei primi strumenti): "I popoli, al pari degli individui, reagiscono in maniera differente alle emozioni. C'è chi risponde a uno stimolo emozionale da musicista, ossia cantando o sonando; altri con differenti maniere. Una reazione musicale è debole e improbabile presso gli esquimesi, robusta e pressochè sicura invece presso popoli negri, indipendentemente dal loro livello culturale".


L'architettura iniziale della rumba aveva tre parti distinte:

yambù. Era la parte riservata alla dama. La base musicale era molto lenta. La melodia era affidata al coro, mentre il tamburo dava il ritmo. La donna si muoveva in figure sensuali atte a presentare le sue virtù femminili e domestiche. I cavalieri si alternavano astenendosi da qualsiasi contatto fisico.


guaguancò. Era un vero e proprio gioco d'amore: su un ritmo più veloce il cavaliere girava attorno alla dama fingendo (o cercando) di allungare le mani verso le sue parti intime. La dama, a sua volta, girava in senso inverso per schivare gli attacchi del maschio. Al tempo stesso alzava i lembi della gonna ed eseguiva ripetuti movimenti di bacino in senso ondulatorio: era un vero e proprio rito propiziatorio collegato alla fertilità columbia.


Il ritmo diventava molto veloce: ballavano solo i cavalieri che dovevano dimostrare la loro virilità attraverso la capacità di resistenza e la fantasia creativa. Emergeva con tutta evidenza la rivalità con gli altri uomini nel 'colpire' e conquistare le donne. Il ballo si faceva pesante quando si arrivava alla prova dei coltelli: ogni ballerino si legava alle caviglie dei coltelli molto affilati e danzava secondo un ritmo crescente.


Ciascuna delle suddette parti è considerata, da una parte della critica contemporanea, un segmento di rumba. In pratica, la rumba si presentava come la somma e la sintesi di queste tre sezioni

Diversi studiosi preferiscono considerare ciascun segmento come un vero e proprio ballo autonomo, vista la differenza ritmica e contenutistica che intercorre fra di loro. Proprio questa impostazione avallerebbe il concetto di rumba come genere. Oltre alle suddette danze, infatti, sono riconducibili al cosiddetto ballare rumbero il bolero e il calypso (lenti) e la stessa bomba (più veloce) sviluppatasi a Porto Rico. E' anche dimostrato che il guaguancò preesisteva, proprio a Cuba, alla rumba.


Nella rumba delle origini, alcuni movimenti dei cavalieri furono considerati pericolosi (in effetti lo erano: es. la prova dei coltelli). Per quanto riguarda i movimenti della donna, essi furono ritenuti troppo licenziosi dalla borghesia e dalle classi dominanti. Per questo motivo la rumba rimase confinata, per un pò di tempo, nelle estreme periferie urbane e fra la povera gente.

Nella originaria ripartizione trifasica che ho riportato (yambù, guaguancò, columbia) erano presenti in realtà due anime diverse:


L'anima romantica, che ispirava le delicate e sensuali figure coreiche femminili, su ritmi molto lenti (yambù).


L'anima aggressiva, che ispirava, su ritmi veloci (guaguancò, columbia): i giochi d'amore, dove agli 'assalti' (corteggiamenti) dei maschi si contrapponevano le risposte ambigue delle femmine, oscillanti tra la dichiarata volontà di difesa e la nascosta, o malcelata, intenzione provocatrice;

Le competizioni tra maschi, caratterizzate dalla volontà di possesso e di accaparramento delle femmine, secondo il codice ancestrale stabilito dalla natura.

Queste due anime della rumba hanno dato origine a due diversi filoni musicali e coreici:

1. allo stile rumba/beguine;

2. allo stile caraibico
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14 Anni 2 Mesi fa #5434 da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:Balli da sala
Anyway :blush: quando balliamo una bella rumba??? :p
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14 Anni 1 Mese fa #5444 da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Balli da sala
ma che razza di balli sono? :ohmy:
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14 Anni 1 Mese fa #5462 da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:Balli da sala
Ma come che balli sono:O:O mi stupisci -.-

una Dea come te che non balla il tango -.-
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14 Anni 1 Mese fa #5471 da LaDea
Risposta da LaDea al topic Re:Balli da sala
Quando sarò vecchia come te lo ballerò :angry:
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14 Anni 1 Mese fa #5487 da perla84
Risposta da perla84 al topic Re:Balli da sala
-.- io vekkia?:O:O
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14 Anni 1 Mese fa #5851 da Consuelo
Risposta da Consuelo al topic Re:Balli da sala
Il quickstep è un ballo da sala internationale che segue il ritmo 2/4 o 4/4, simile ad un foxtrot veloce. Tuttavia, mentre la danza può sembrare molto simile ad un foxtrot veloce, la sua tecnica è molto diversa.

Il quickstep nacque nel 1920 da una combinazione di foxtrot, charleston, shag, peabody, e one step. La danza è di origine inglese, ed è stata standardizzata nel 1927. Il quickstep si è evoluto dal foxtrot, ed ora sono due danze molto distinte. A differenza dal moderno foxtrot, l'uomo schiude spesso i suoi piedi e i passi sincopati sono regolari (come è avvenuto nei primi Foxtrot). In un certo senso, i modelli di danza sono vicini al Valzer, ma viene ballato a tempo di 4/4 piuttosto che di 3/4

Il ritmo del quickstep è piuttosto vivace, poiché nato in un'epoca in cui regnava il jazz che gli ha donato le musiche ed i ritmi.

Verso la fine del 20° secolo, la velocità del quickstep ballato da ballerini di livello avanzato, è aumentata ancora di più a causa del largo uso di passi sincopati con durate di 8 tempi.

Esisteva anche un un quickstep del 19° secolo, che era una marcia, e non aveva alcuna relazione con quello moderno.

Il quickstep è elegante come il foxtrot, e deve essere fluido e molto glamour. I ballerini devono essere molto leggeri sui loro piedi. È molto energico ed intenso.
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