Come prendersi cura dei propri fiori

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14 Anni 3 Mesi fa #4424 da perla84
Comprare i fiori migliori
Molte persone contano sul proprio fiorista o sulle bancarelle dei mercati locali per procurarsi i fiori. Anche i fortunati possessori di un giardino corrono ogni tanto dal fiorista, specialmente d’inverno o quando il raccolto viene distrutto da una tempesta estiva. Per questi motivi, e per non mischiare a materiale giovane quello che sta già appassendo, è necessario imparare a riconoscere quando un fiore è fresco e quando non lo è più.
Osservando gli steli e le foglie, si può capire meglio la freschezza del materiale che non osservandone il fiore. Gli steli troppo esili, maleodoranti o scoloriti devono essere evitati, e così pure le foglie appassite, sbiadite, macchiate o ingiallite. Un buon fiorista non metterà mai in vendita fiori di questo tipo, anche perchè i fiori devono essere ripuliti e preparati prima di essere esposti, e segnali di questo tipo vengono rimossi. Per giudicare della freschezza e della bontà di un acquisto, bisogna assicurarsi che gli steli siano turgidi, brillanti e duri piuttosto che molli.

Non si devono comperare fiori che si stanno piegando o curvando sullo stelo.
Si deve valutare poi la consistenza dei petali: mentre alcuni sono naturalmente sottili come carta velina, ogni segno di trasparenza nei petali normalmente opachi è sinonimo di vecchiaia. Anche la variazione di colore è importante, poichè ogni inscurimento dell’orlo dei petali o del centro del fiore è segno di mancata freschezza. Altri fiori, invece col tempo diventano più chiari.
L’esperienza sarà una buona maestra.

Tuttora è oggetto di controversie il fatto di comperare i fiori quando sono in boccio o quando sono completamente aperti. La nostra preferenza è per i fiori che stanno per aprirsi, per evitare il rischio che il bocciolo si rifiuti di sbocciare del tutto e per godere dell’intera sua vita. Le infiorescenze, come regola generale, dovrebbero avere molti boccioli ben gonfi che cominciano a mostrare il loro colore e una minima parte di essi già aperti. Le peonie, le rose, gli iris, i tulipani e i gladioli sono considerati a fioritura sicura anche se comperati in bocciolo. Le infiorescenze che crescono su steli lunghi, come i gladioli e i Delphinium, fioriscono a partire dal basso verso l’alto, quindi la perdita dei fiori inferiori non è segno di freschezza. Come ultima cosa, va osservato il centro delle infiorescenze a capolino. Crisantemi, margherite, rudbeckie devono avere un centro duro, con poco, se non addirittura niente, polline visibile.

Un centro del capolino soffice, con masse di polline, significa che il fiore sta per completare il suo ciclo e quindi morire definitivamente. I capolini doppi, specialmente quelli del crisantemo, devono avere l’interno ben chiuso è meglio chiedere al fiorista di incartare individualmente gli steli con fiori molto grandi o delicati, per poterli trasportare con sicurezza; e non abbandonarli mai sui sedili posteriori di un’auto gelata o torrida.
Primo intervento sui fiori

I gambi dei fiori, sia che provengano dal giardino che dal negozio del fiorista, devono essere tagliati per essere posti nei vasi. Il taglio va effettuato obliquamente, meglio se con un coltello, e non con le forbici che schiaccerebbero lo stelo, ostruendone i vasi addetti al trasporto dell’acqua.
L’angolazione del taglio serve per esporre una maggiore superficie all’assorbimento dell’acqua e varia a seconda della specie. è importante che il taglio sia sempre eseguito tra un nodo e l’altro, in modo da facilitare l’assorbimento dell’acqua. Alcuni steli, quelli cavi in particolare, vanno tagliati immersi nell’acqua, per evitare che si formino bolle d’aria nei gambi. Gli steli legnosi, invece, andrebbero tagliati anche in altezza con due tagli a croce, per un paio di centimetri. Gli steli semi legnosi, come i crisantemi, vanno preferibilmente spezzati con le mani per facilitare la risalita dell’acqua nel loro interno.

I fiori tipo Helleborus o Cyclamen, con stelo carnoso, si devono tagliare per una lunghezza di tre centimetri su una sola parte dello stelo. Agli steli che secernono lattice, come i papaveri, le euforbie, le dalie e la Poinsettia, si pratica invece la scottatura,consistente nell’esporre la parte basale per pochi istanti al calore di una fiamma libera, oppure vanno immersi in acqua calda, generalmente tra i 60 e gli 80 gradi facendo il lattice sarà coagulato dal calore e impedita la fuoriuscita. Bisogna fare molta attenzione al lattice, che spesso è caustico e velenoso, per cui è meglio indossare guanti protettivi e lavare bene le mani a operazione conclusa.
Durante l’esposizione al calore, specialmente se si tratta di acqua calda, i fiori vanno protetti avvolgendoli con della carta o del tessuto leggero.
Le specie bulbose o rizomatose vanno private di residui di bulbi, rizomi e della parte bianca dello stelo che assorbe poca acqua.
Come seconda operazione, vanno tolte tutte le foglie sotto il livello dell’acqua del contenitore. La sommersione, infatti favorisce rapidamente i marciumi di foglie e germogli e causa la proliferazione di batteri che ostruiscono l’ingresso dell’acqua negli steli. Alcuni fiori, come le dalie, i lillà e i Philadelphus, vanno completamente privati dalle foglie.


Cure successive dei fiori
Anche quando i fiori sono stati correttamente tagliati, predisposti e collocati nei contenitori, non si deve pensare che il trattamento sia finito. I fiori e il fogliame necessitano di continue cure. Prima di collocare il materiale nel luogo più appropriato dal punto di vista dell’impatto visivo, va tenuto in considerazione il suo stato di salute e di freschezza. Le correnti d’aria portano alla morte i fiori, poichè fanno evaporare l’acqua dai petali più in fretta di quanto gli steli riescano a rifornirli. Il calore, o meglio l’eccesso di calore, è un altro nemico mortale, così sono da evitare le finestre che si affacciano a sud o a ovest o le posizioni vicino a radiatori o ad altre fonti di calore. I contenitori vanno ispezionati e riempiti ogni giorno, anche due volte al giorno, se necessario. Un’atmosfera secca può avere lo stesso effetto di un vaso senza acqua, quindi spruzzare delicatamente il mazzo o la composizione, cercando di non vaporizzare direttamente sul materiale, ma facendo ricadere le minute goccioline d’acqua dall’alto. Umidificare è importante specialmente per i rami di arbusti come le camelie o i rododendri (tranne quelli bianchi), i cui steli non riescono ad assorbire l’acqua molto bene.
Non vaporizzare su fogliame tomentoso o su petali cerosi come quelli dei gigli o delle gardenie. Come ultima cura, eliminare al più presto i fiori appassiti e il fogliame morto.



Fiori recisi - i nutrimenti
Se l’aggiunta di additivi (aspirina, zucchero, alcol, aceto, disinfettante, succo di limone) aiuti o meno i fiori a vivere più a lungo è un argomento spesso oggetto di dispute. Molti fioristi e molti di coloro che realizzano composizioni floreali reputano efficaci gli additivi; mentre altri pensano che tutto il mercato dei conservanti per fiori recisi sia una grosse frode. Tuttavia si riscontra spesso una oggettiva validità dei rimedi popolari. Una ricetta di questo tipo prevede la miscelazione di 1 cucchiaio (da cucina) di sale da cucina, 1 cucchiaio di cloruro di potassio, 4 cucchiai di alluminio, 60 cucchiai di glucosio. Quindici centimetri cubici di questa miscela verranno sciolti in 600 cm cubici d’acqua. Conviene preparare più soluzione di quanta ne occorra, per poter rabboccare più volte il recipiente.
Delle soluzioni più tradizionali, l’aspirina disciolta in acqua è sez’altro la più nota e la più usata, anche in miscela con lo zucchero. La dose standard è un’aspirina e un cucchiaio di zucchero in un vaso di media capacità. Lo zucchero, infatti, nutre i fiori e l’aspirina riduce la perdita d’acqua dalle foglie. Il carbone e l’alluminio sono usati per mantenere limpida l’acqua. Qualche goccia di candeggina o di disinfettante mantiene bassa la crescita dei batteri e rallenta la decomposizione. In commercio si trovano miscele già pronte.



Problemi particolari
Durante il trasporto, i fiori vanno rinchiusi in un sacchetto di plastica a tenuta d’aria. Le piante stesse rilasceranno umidità creando un microclima all’interno della plastica e non subiranno danni.

Se la temperatura esterna è rigida, si possono coprire i fiori con diverse pagine di giornale, che li manterranno più al caldo. Per gli steli molto lunghi, è consigliabile usare un secchio contenente un pò d’acqua, da affrancare al pianale posteriore dell’auto.

Le tecniche per restituire vitalità ai fiori sono importanti. Può capitare di ricevere splendide scatole di fiori o grandi mazzi incartati, che, una volta aperti, deludono per il loro aspetto. La colpa spesso non è del fiorista, perchè i fiori possono lasciare il negozio in perfette condizioni; ma se il giro delle consegne è particolarmente lungo, si rovinano leggermente nel trasporto. Senza disperare, si tagliano nuovamente i gambi e si immergono per 30 secondi in acqua bollente, proteggendo i fiori; quindi si tengono gli steli immersi in acqua tiepida per alcune ore. Questa è una buona tecnica per ringiovanire dei fiori che sono stati per qualche giorno in un vaso in casa e che incominciano ad appassire.

Per ritardare l’apertura dei boccioli si devono tenere in un luogo freddo, ma non gelato, e al buio. Un frigorifero serve benissimo allo scopo, dopo aver avvolto i fiori in un foglio o in un sacchetto di polietilene.

Come presentare i fiori freschi in casa o in negozio
L’uso domestico del fiore dipende molto dalla cultura, dall’ambientazione, dai colori e dal tipo di arredamento.
Generalmente, i fiori recisi vengono acquistati sfusi e in seguito vengono composti in un mazzo tondo, senza particolari tecniche, per decorare un ingresso, una tavola o una credenza.
Il consumatore italiano è legato spesso nell’acquisto del fiore fresco a un’occasione particolare quale una festa o una ricorrenza; mentre nel resto dell’Europa si usa moltissimo come qualsiasi altro elemento decorativo dell’abitazione. La presentazione del fiore reciso dovrebbe avvenire proprio secondo questo scopo: abbellire la casa.

In negozio, oltre ad esporre i fiori, occorre presentarli in modo da invogliare l’acquisto. Nel contempo, bisogna fornire ai fiori le condizioni ottimali di luce, temperatura e umidità, per conservarli al meglio il più; a lungo possibile.
In genere, nel negozio l’esposizione è in verticale e viene ottenuta con dei vasi ancorati alla parete o appoggiati su scaffali a gradini; oppure vi è una mescolanza di esposizione in orizzontale e in verticale, qualora si disponga di uno spazio maggiore.

Per una corretta esposizione e per prolungare la conservazione, il tipo di illuminazione e quindi la qualità e la quantità della luce contano tanto. Infatti, le normali lampadine a incandescenza rendono i colori più gialli; per contro, le lampade al neon rendono alcuni colori più freddi. In commercio esistono lampade particolari che, oltre a mantenere la luminosità ottimale, accentuano il tono dei colori, permettendo una migliore presentazione del prodotto.

Riguardo al tipo di esposizione, questa può essere fatta a settori distinti per ogni fiore, oppure separando il materiale in base al colore. Quest’ultimo caso si adatta maggiormente a negozi di piccole dimensioni. Esponendo in gruppi di colore omogeneo, bisogna fare attenzione ad accostarli in modo che non siano stridenti.



Quando i Fiori appassiscono: usi alternativi
Per quanto bravi e fortunati si possa essere nel preparare una composizione, prima o poi i fiori appassiscono. Molte specie, però, possono essere ancora utilizzate. Tra le tante vanno ricordate Achillea, Amaranthus, Allium, Echinops, Eryngium, Helianthus, Helipterum, Lunaria, Physalis, Limonium, Cortaderia selloana, Gypsophila, Hydrangea, Typha, Rosa.



Fiori essiccati
Non tutti i fiori sono adatti per essere essiccati, specie quelli con steli molto carnosi, in quanto l’elevato contenuto d’acqua li farà ammuffire ancora prima che il processo di essiccazione sia completato. Diversi sono i procedimenti che si possono seguire.

Per i fiori si possono utilizzare i metodi per sospensione a testa in giù o per disidratazione con sabbia e borace o con cristalli di Silica-gel. Per le foglie e il fogliame sono indicate la conservazione in glicerina e acqua, la stiratura o anche la sospensione a testa in giù. L’essiccazione per sospensione è il più semplice dei metodi. Si appendono i fiori o le foglie, con l’apice rivolto verso il basso, in un locale poco luminoso o buio, secco e areato.

La disidratazione tramite sabbia e borace o tramite cristalli di Silica-gel è un pò più difficile, e consiste nel ricoprire completamente di una miscela di 3 parti di sabbia e 1 di borace o di Silica-gel il materiale da disidratare. Sul fondo di un mastello di plastica si dispone uno strato del disseccante, quindi vi si appoggiano i fiori in piano, col gambo rivolto verso l’alto, irrigiditi col fil di ferro, facendo attenzione che non si tocchino. Si versa quindi il resto del disseccante fino a coprire completamente i fiori, e si chiude il tutto ermeticamente con un coperchio. Usando sabbia e borace, in 4-5 giorni il processo di essiccazione sarà completato, mentre con il Silica-gel bisogna attendere che i cristalli passino dall’azzurro a un colore rosato.
L’essiccazione tramite stiratura è un metodo usato per l’essiccazione delle foglie. Si sistema il materiale tra due fogli di carta assorbente e si passa sopra un ferro da stiro tiepido dapprima sul rovescio della foglia e poi sul davanti, continuando finchè non si è completamente disidratata.



Fiori pressati
è un metodo che si presta per foglie e fiori piatti, In un ambiente freddo, sopra un pavimento asciutto, si pone il materiale da seccare tra due o più fogli di carta assorbente, vi si appoggia sopra una tavoletta di legno e si comprime il tutto con un peso omogeneo (libri, mattoni pieni, ecc.). Dopo qualche settimana le foglie o i fiori saranno secchi.



Pot-pourri
Che cosa fare quando ormai i fiori cominciano a perdere i petali e non si possono nemmeno essiccare?
La risposta è di servirsene per realizzare un pot-pourri. Questo termine significa la mescolanza profumata di fiori e petali che può essere preparata con due metodi: a umido e a secco. Col primo metodo, i petali dei fiori vengono prima parzialmente disidratati e posti entro un barattolo alternati a strati di sale. Per due settimane bisognerà mescolare l’insieme ogni giorno, finchè i petali non saranno ben sbriciolati. In seguito si aggiungerà un fissativo della fragranza (rizoma di iris, semi di Dipteryx odorata), spezie e oli essenziali. A questo punto il tutto va lasciato riposare per almeno sei-sette settimane, chiudendo il barattolo ermeticamente.
Il metodo a secco prevede che il materiale vegetale venga essiccato perfettamente prima dell’utilizzo, ponendolo su di una rete tesa a maglie strette, in un ambiente fresco, asciutto, ventilato e buio. A seconda delle specie e della densità dei fiori, in 10-15 giorni il processo sarà concluso e si provvederà alla miscelazione con un fissativo ed eventualmente con spezie e oli essenziali. Se si utilizzano questi due ultimi ingredienti, il pot-pourri va lasciato maturare in un barattolo chiuso per sei settimane.

La specie più usata in assoluto come base per tutti i pot-pourri è la rosa, per la sua proprietà di mantenere molto a lungo la fragranza. Tra le altre specie molto usate vi sono: Calendula officinalis, Acacia dealbata, Laurus nobilis, Thymus vulgaris, Pinus sylvestris, Viola, Eucaliptus gunnii, Santolina chamaecyparissus, Matthiola bicornis, Menta rotundifolia, Chrysanthemum vulgare, Lathirus odorata, Gardenia jasminoides, Dianthus, Convallaria majalis, Lavandula, Valeriana officinalis.
Gli oli essenziali più utilizzati sono quelli di rosa, di lavanda, di violetta, di rosa e geranio, di limone e verbena e di rosmarino. Possono essere aggiunti anche legni profumati, come il legno di sandalo o quello di cedro.

Il pot-pourri andrà posto in una ciotola fonda da disporre in casa per profumare gli ambienti. La mistura si può adoperare anche per aromatizzare gli armadi, i cassetti e il loro contenuto, dopo averla posta dentro sacchetti di garza o in bustine di tela.

Normalmente, il profumo del pot-pourri dura per qualche mese e potrà essere facilmente rinnovato aggiungendo poche gocce di olio essenziale.
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14 Anni 3 Mesi fa #4425 da perla84
TECNICA COLTURALE DELLE ROSE

Le rose sono delle piante abbastanza facili da coltivare. Le maggiori difficoltà sono dovute al fatto che è una specie particolarmente soggetta ad attacchi dei più svariati parassiti pertanto, contrariamente a quanto avviene con le altre piante dove si interviene alla comparsa dei sintomi, in questo caso è necessario fare delle terapie preventive.

Un altro aspetto impegnativo della coltivazione delle rose è dovuto alla potatura per la formazione dei rosai mentre meno impegnativa risulta la potatura di produzione, vale a dire a roseto impiantato e già formato che ha lo scopo di regolare l'entità della fioritura e lo sviluppo della vegetazione.

La messa a dimora viene effettuata quanto le piante di rosa sono a riposo in ottobre o in gennaio/febbraio, nelle zone a clima mite.

Vi consigliamo di acquistare le piante da piantare direttamente presso un vivaio, informandovi sulle cultivar che state acquistando in relazione alle vostre esigenze pedo-climatiche.

Se le piante di rosa vengono poste in un giardino, è necessario aver preparato il terreno (4 parti di letami ed 1 parte di torba) che dovrà ospitarle per tempo: ben vangato e concimato per tempo ad esempio in primavera se la messa a dimora avviene in autunno.

I rosai ad arbusti si piantano in genere a 60/80 cm l'uno dall'altro tuttavia con un terreno fertile o perchè si impiantano delle varietà poco vigorose, tale distanza può essere ridotta. mentre i rosai ad alberello vengono impiantati alla distanza di 1 metro l'uno dall'altro.

Quando le piante di rosa vengono tolte dal loro imballaggio per essere trapiantate, le radici devono essere distese ed aerate.

Prima della messa a dimora le radici della rosa devono essere preparate asportando le estremità danneggiate facendo dei tagli netti e non sfilacciosi in modo da facilitare la rimarginazione delle ferite. Un'operazione che potrebbe essere fatta prima della messa a dimora anche se non essenziale, è di immergere le radici in miscugli rizogeni, vale a dire in composti che favoriscono la radicazione (li trovate presso i vivai) .

Una volta pronta, le piante delle rose vanno collocate con il punto di innesto ad una profondità di 3-5 cm in modo da proteggerle dalle gelate. Subito dopo è buona norma annaffiare.

Le rose allevate ad alberello devono essere sostenute con un tutore.

Dopo la messa a dimora molto spesso le piante innestate di rose emettono sotto l'innesto dei polloni. E' opportuno tagliarli in corrispondenza del punto di inserzione alla radice o al fusto. Distinguete i polloni dai rami normali in quanto sono più sottili, di un verde più chiaro e con numerose spine
ANNAFFIATURA ROSE

Durante l'annaffiatura, i fiori delle rose non devono essere bagnati così come le foglie perchè si favorirebbe l'insorgenza di malattie fungine.

I rosai richiedono sempre abbondanti annaffiature. Il metodo migliore è far scorrere l'acqua alla base del cespuglio fino a che il terreno sia ben bagnato.

Le annaffiature delle rose si effettuano la sera d'estate ed al mattino in primavera.

TIPO DI TERRENO - RINVASO ROSE

Le rose prediligono terreni fertili, di medio impasto e calcarei però ben drenati.

In ogni caso è buona norma utilizzare nella preparazione del terriccio anche della sostanza organica quale ad esempio il letame.
CONCIMAZIONE ROSE

Alle rose è opportuno fare delle letamazioni ogni due anni in primavera coprendo la zona che circonda il piede della pianta con uno strato di letame che viene poi interrato. Contemporaneamente è opportuno somministrare anche del concime granulare (circa 100 gr per metro quadrato) complesso a formula equilibrata

POTATURA ROSA

Non si possono fornire delle regole precise su come effettuare la potatura della rosa in quanto varia a seconda della cultivar, dal tipo di portainnesto che è stato utilizzato, dall'epoca di fioritura e dal clima (nelle regioni con clima freddo si ha un riposo vegetativo e si tende a produrre d'estate).

La potatura della rosa viene effettuata non solo per eliminare i rami secchi ma anche per ridurre le dimensioni di tutta la pianta. Essa viene effettuata quando la pianta è in riposo con un taglio fatto obliquamente a circa 5-7 mm al di sopra della gemma in modo che l'acqua piovana percoli via dalla gemma. E' importante dopo aver potato le rose effettuare una irrorazione per disinfettare la ferita.
Abbiamo DUE TIPI DI POTATURA e sarà utilizzata una tecnica od un'altra a seconda della vigoria della pianta:

POTATURA CORTA che viene effettuata sulle piante più deboli in quanto molto energica . Con questa potatura si riduce la pianta di rosa a circa 50-60 cm di altezza lasciando solo poche gemme. In questo modo la pianta formerà pochi steli ma molto robusti.

POTATURA LUNGA che viene praticata su piante di rosa più vigorose e la pianta rimane ad un'altezza di poco più di un metro con 4/5 gemme. In questo modo si producono molti fiori ma di non eccelsa qualità.

Teniamo presente che quando effettuiamo la potatura oltre a ridurre la parte aerea stiamo riducendo anche l'apparato radicale in quanto tagliando i rami, alcune radici perdono la loro funzionalità, la fotosintesi clorofilliana viene ridotta perchè molte foglie delle rose sono state eliminate

Dopo la potatura si consiglia di trattare le rose sempre o con l'impiego di Poltiglia bordolese o con fungicidi antibotritici
CIMATURA ROSA

La cimatura della rosa è quella tecnica con la quale viene asportata la parte superiore di un ramo o fusto e serve per formare la pianta.

Lo scopo della cimatura della rosa è quello di favorire lo sviluppo delle gemme laterali che di solito vengono inibite dalla gemma principale che si trova in alto.

Si possono effettuare due tipi di cimatura:


•CIMATURA PRECOCE quando il bocciolo fiorale è appena formato asportando circa 25 cm di stelo facendo il taglio al di sotto della prima foglia composta da cinque foglioline; in questo modo la pianta di rosa reagisce formando pochi steli.
•CIMATURA TARDIVA si fa quando il ramo è lignificato e la gemma ha le dimensioni di un cece. La cimatura delle rose si effettua allo stesso modo descritto sopra. Con questa seconda cimatura si ottengono getti.ESPOSIZIONE ROSA

La scelta di dove impiantare il rosaio va fatta in funzione della specie. Infatti la grande varietà di rose che esiste oggi sul mercato fa si che ci siamo varietà che vegetano bene al sole mentre altre ad esempio a mezzombra. Pertanto, quando acquistate una pianta di rosa, accertatevi dal vostro vivaista, delle sue esigenze climatiche in relazione alla sua collocazione
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14 Anni 3 Mesi fa #4426 da AnyWay
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14 Anni 3 Mesi fa #4427 da perla84
CALLA


(Zantedeschia)

Il genere Zantedeschia, noto come calla, comprende a piante originarie delle paludi del sud Africa dove crescono spontanee soprattutto nelle zone comprese fra l'Equatore e Capo di Buona Speranza. E' una pianta molto coltivataCARATTERISTICHE GENERALI

Il genere Zantedeschia, conosciuto come Calla, appartiene alla famiglia delle Araceae e comprende numerose specie originarie delle paludi del sud Africa dove crescono spontanee soprattutto nelle zone comprese fra l'Equatore e Capo di Buona Speranza. E' una pianta erbacea perenne e presenta diverse particolarità.

La loro particolarità è la mancanza di fusto, crescono infatti direttamente da un rizoma sotterraneo (fusto perenne, per lo più sotterraneo e funzionante come organo di riserva simile a una radice provvisto di gemme nella parte superiore e radici in quella inferiore) che rappresenta la radice della pianta ed è anche l'organo di moltiplicazione. Dal rizoma nascono direttamente le foglie che possono essere lanceolate, sagittate, ovate o cuoriformi con margini ondulati, molto grandi, verdi o variamente screziate.

Quello che normalmente viene chiamato "fiore" vale a dire la parte colorata a forma di imbuto che tanto amiamo, in realtà sono delle SPATE vale a dire delle brattee cioè delle foglie modificate che avvolgono i fiori e le infiorescenze per proteggerli che possono essere di vario colore (bianche, panna, rosa, ecc), allargate verso l'estremità e terminanti con una punta incurvata verso il basso. Il fiore (che è un'infiorescenza) è in realtà l'asta che vediamo al centro della spata che si chiama SPADICE che porta nella parte bassa i fiori femminili e nella parte alta i fiori maschili.

Le calle possono raggiungere anche il metro e mezzo d'altezza.

I frutti sono delle bacche.

Viene molto coltivata, in particolare in Liguria (Italia) per essere usata come fiore reciso.
Zantedeschia aethiopica
E' la calla bianca che siamo abituati a vedere e che più frequentemente vediamo. Può raggiungere un'altezza di un metro ed è caratterizzata da foglie verde scuro, lunghe anche 50 cm e larghe 25 portate da piccioli molto lunghi e carnosi che crescono come un ciuffo. Il fusto fiorifero compare alla fine dell'inverno e forma alla sua sommità una spata bianco-crema lunga anche 25 cm che avvolge lo spadice di colore giallo.

Le varietà più belle sono la varietà Childsiana molto fiorifera e la varietà Greengoddess con una spata sfumata di verde.
Zantedeschia schwarwalder
La C. Schwarzwalder ha un fiore di colore blu, quasi nero circondato da foglie screziate di bianco.
Zantedeschia albomaculata
In questa specie le foglie sono raggruppate in mazzetti che raggiungono la lunghezza di circa 50 cm con piccole macchie bianco argentate. I fiori, sono bianchi o color panna e con la gola rossa cupo che avvolge lo spadice.
Zantedeschia elliottiana
La sua particolarità sono le foglie cuoriformi ed i fiori lunghi 10 cm provvisti di una spata di colore giallo oro che avvolge lo spadice di colore giallo intenso.

Fiorisce tra maggio e giugno
Zantedeschia rehmanii
La Z. rehmanii ha una fioritura anticipata tra aprile e giugno con la spata di colore rosa o rosso che avvolge lo spadice di colore bianco panna.
TECNICA COLTURALE

SPECIE A FIORITURA PRECOCE: vanno tenute a temperature intorno ai 15°C tra febbraio e maggio, mesi in cui fiorisce. Negli altri periodi deve stare a temperature ancora più basse, intorno ai 10°C.

SPECIE A FIORITURA TARDIVA (vale a dire tra marzo e ottobre): vanno tenute a temperature più elevate intorno ai 20°C.

Tutte le specie amano la luce ma non il sole diretto.

Dopo la fioritura tutte le diverse specie di calla sia che siano a fioritura precoce o tardiva, richiedono un periodo di riposo durante il quale tutte le attività sono ridotte al minimo. Durante questo periodo occorre annaffiare giusto il tanto da non far seccare il terriccio e non fare alcuna concimazione. Questo per circa tre mesi dal momento in cui l'ultimo fiore cade.

Dopo la fioritura e dopo che il fiore è stato fecondato e la pianta si prepara a formare il frutto ed i semi, lo spadice ritorna di colore verde e via via anche il fusto appassisce e muore.
ANNAFFIATURA

Il principio generale delle annaffiature è uguale sia per le specie a fioritura precoce che per le specie a fioritura tardiva:

•durante il periodo in cui è sprovvista di fiori perchè appassiscono e le foglie iniziano ad ingiallire (giugno-gennaio per le specie precoci e ottobre - febbraio per le specie tardive) le piante vanno annaffiate pochissimo, giusto il tanto da non fare seccare il terreno;
•nei periodi in cui comincia la crescita delle foglie e dei fiori (febbraio-maggio per le specie precoci e aprile-ottobre per le specie tardive) si deve riprendere ad innaffiare gradatamente per poi irrigare abbondantemente durante la fioritura.Amano gli ambienti umidi pertanto è buona consuetudine spruzzare le foglie con acqua non calcarea, facendo in modo però di non bagnare i fiori che potrebbero macchiarsi.

TIPO DI TERRENO - RINVASO

Le specie a fioritura precoce si rinvasano a fine agosto- inizi di settembre mentre quelle a fioritura tardiva si rinvasano a febbraio sistemando i rizomi ad una profondità di circa 10 cm.

Si usa un terreno fertile al quale è opportuno aggiungere un po' torba.
CONCIMAZIONE

Le concimazioni delle calle iniziano quando compaiono i boccioli fiorali. Si somministra un fertilizzante liquido, opportunamente diluito nell' acqua di irrigazione, ogni 10 - 15 gg.

Durante i restanti mesi dell'anno le concimazioni vanno sospese. Pertanto la fertilizzazione si concentra in pratica per pochi mesi all'anno: da febbraio a giugno per le specie precoci e da aprile ad ottobre per le specie tardive. Poiché questo è il periodo della fioritura, sarà importante somministrare un concime che abbia un titolo più alto in Potassio, vitale per lo sviluppo dei fiori favorendo la rigenerazione dei tessuti di riserva della pianta ed in leggera minor misura il Fosforo importante per lo sviluppo dei fiori ed ancor meno l'Azoto. Accertatevi pertanto che oltre ad avere Azoto (N), Fosforo (P) e Potassio (K) e che tra questi il Potassio e il Fosforo siano in maggiore quantità che abbiano anche i "microelementi" quali il Ferro (Fe), il Manganese (Mn), il Rame (Cu), il Boro (B), lo Zinco (Zn), il Magnesio (Mg), il Molibdeno (Mo), tutti importanti per una corretta crescita.

Un consiglio: diminuite leggermente le dosi rispetto a quelle riportate nella confezione in quanto sono sempre sovradimensionate.
FIORITURA
Le specie a FIORITURA PRECOCE fioriscono tra febbraio e maggio mentre le specie a FIORITURA TARDIVA, fioriscono tra marzo e ottobre.
POTATURA

Di solito non si pota. Vanno semplicemente eliminate le foglie che via via si seccano per evitare che diventino veicolo di malattie parassitarie.

Ricordate di usare un attrezzo pulito e disinfettato (preferibilmente alla fiamma o con varechina o con alcool) per evitare di infettare i tessuti.

MOLTIPLICAZIONE

Si moltiplica per divisione dei rizomi.

MOLTIPLICAZIONE PER RIZOMI

Di solito si moltiplica al momento del rinvaso, che coincide per le specie a fioritura precoce con fine agosto- inizi di settembre mentre per quelle a fioritura tardiva con febbraio, prelevando i rizomi e ponendoli ad una profondità di circa 10 cm. Potete interrare il rizoma intero oppure dividerlo in più parti ciascuna delle quali deve essere provvista di almeno due germogli. Le superfici di taglio vanno trattate con prodotti fungicidi ad ampio spettro a base di zolfo, quindi si lasciano asciugare per un paio di giorni.
I germogli si piantano in piccoli vasetti (diametro non superiore ai 10 cm) ad una profondità di circa 10 cm con un terriccio formato da terra fertile e torba. In vaso così preparato si colloca in un ambiente caldo con temperature intorno ai 20-25°C e si annaffia raramente.

Ci rendiamo conto che tutto è andato a buon fine in quanto inizieranno a spuntare i nuovi germogli. Quando avranno raggiunto un'altezza di almeno 20 cm, potete rinvasare in un vaso più grande con lo stesso terreno usato per piante adulte e si trattano come tali.
PARASSITI E MALATTIE

Le foglie perdono colore e l'aspetto generale della pianta è stentato

se la vostra pianta presenta queste caratteristiche vuol dire che il terriccio è troppo asciutto.
Rimedi: provvedere a regolare le annaffiature

Le foglie presentano delle parti bruciate

dipende da una esposizione al sole diretto che può essere aggravata se le foglie sono bagnate in quanto le gocce d'acqua funzionano come delle lenti.
Rimedi: spostare la pianta in una posizione dove riceve luce ma non sole diretto.

Macchie sulla pagina inferiore delle foglie

La Cocciniglia ed in particolare la Cocciniglia farinosa, può infestare questa pianta. Si manifesta mediante macchie sulla pagina inferiore delle foglie e se osservate attentamente potrete vedere delle piccole formazioni fioccose che ricordano dei piccoli batuffoli di cotone. Se provate a toglierle con un'unghia si staccano con grande facilità.
Rimedi: eliminatele con un pezzetto di cotone imbevuto di alcool denaturato oppure si può lavare la pianta con un acqua e sapone neutro strofinando con delicatezza con una spugna (ricordatevi poi di sciacquare). Se l'infestazione è grave, si possono usare degli antiparassitari specifici.

Le foglie iniziano ad ingiallire e presentano piccole punteggiature gialle
Questo è il classico sintomo di una probabile infestazione da parte del ragnetto rosso, un acaro molto dannoso se trascurato. Se osservate attentamente aiutandovi anche con una lente di ingrandimento noterete dei piccoli puntini rossi che si muovono con quattro paia di zampe e noterete anche, soprattutto nella pagina inferiore delle foglie, delle sottili ragnatele.
Rimedi: occorre mantenere intorno alla chioma un ambiente umido in quanto la mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione. Se l'infezione è particolarmente grave, intervenite subito con acaricidi specifici.
Piccoli animaletti su tutte le parti verdi
Sono piante che possono essere facilmente infestate dai "pidocchi" che altro non sono che afidi, dei fastidiosi insetti.
Rimedi: usate degli antiparassitari specifici.
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Ringraziano per il messaggio: Uccio2
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14 Anni 3 Mesi fa #4428 da perla84
Adoro i fiori anyway :p
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14 Anni 3 Mesi fa - 14 Anni 3 Mesi fa #4429 da perla84
CARATTERISTICHE GENERALI

Pur appartenendo ad un'unica famiglia botanica, quella delle Orchidaceae, comprendono un elevato numero di specie, generi e varietà. sia spontanee che coltivate, che rende la loro classificazione estremamente complessa.

Sono diffuse un po' ovunque ma per la maggior parte sono originarie delle zone umide della fascia intertropicale. In Italia abbiamo circa 85 specie spontanee, distribuite nelle zone umide sia di montagna che in prossimità delle coste, molte delle quali estremamente rare e in via di estinzione e come tali protette dalla raccolta indiscriminata.

Le Orchidee hanno habitat molto differenti: la maggior parte sono epifite (posseggono solo radici aeree) o semi-epifite, per cui in genere vivono su rami e tronchi di altre piante o su rocce coperte da un sottile strato di frammenti vegetali, muschi e licheni; altre specie sono terrestri, come quelle diffuse nei climi temperati, mentre altre ancora sono sotterranee e semi-acquatiche.



Lo stelo in genere è eretto, anche se in alcuni casi, come nella Vanilla Planifolia, dai cui frutti si ricava la vaniglia, è strisciante o rampicante. In diverse specie si trovano dei particolari steli tuberizzati, detti pseudobulbi, che fungono da organi di riserva dell'acqua e delle sostanze nutritive; per un buon accrescimento è indispensabile che l'Orchidea ne abbia almeno due. Leggi anche l'articolo "Anatomia delle Orchidee"

Anche le radici hanno degli organi di riserva, i tubercoli radicali, dal cui particolare aspetto le orchidee prendono il nome (infatti in greco "orchis" significa testicolo); dei due normalmente presenti uno è bianco e turgido e serve ad alimentare il germoglio del successivo anno, mentre l'altro, scuro e grinzoso, ha nutrito la vegetazione in corso.

Tutte le Orchidee, perlomeno negli stadi giovanili, stabiliscono una simbiosi con specifici funghi situati nelle radici, che le riforniscono di azoto e vitamine indispensabili per il loro sviluppo (nella pratica vivaistica vengono somministrate artificialmente).

Le foglie sono per lo più semplici, allungate e prive di picciolo e nelle forme epifite partono dagli pseudobulbi.

I fiori sono di forma, colori e dimensioni svariati, solitari o riuniti in infiorescenze, terminali o all'ascella delle foglie.

Le orchidee sono quasi tutte allogame (cioè ad impollinazione incrociata), per cui in natura mettono in atto tutta una serie di stratagemmi per favorire il contatto del polline con i pronubi (insetti, colibrì, pipistrelli, lumache), dal momento che la scarsa produzione di nettare dei loro fiori non consente di attirarli in altro modo; ad esempio in molte specie hanno un aspetto che ricorda le femmine di certi insetti, oppure altre emanano odori caratteristici che richiamano i maschi e hanno il polline ricoperto da una sostanza vischiosa cosicchè aderisca al loro corpo.

Le orchidee vengono coltivate per la spettacolare bellezza dei loro fiori; perdonerete l'espressione ma è ricorrente oramai chiamarle il Viagra delle piante. Vengono commercializzate principalmente come fiori recisi; tuttavia, diverse specie e varietà hanno nel complesso un notevole valore ornamentale per cui, allevate in appositi vasi o cestini sospesi, possono creare nei nostri appartamenti un angolo verde di particolare suggestione
TECNICA COLTURALE

Le esigenze climatiche delle diverse Orchidee variano notevolmente in relazione alla loro diversa origine geografica e per uno stesso individuo, a seconda della fase del ciclo biologico; in Italia la loro coltivazione avviene esclusivamente in ambienti protetti e accuratamente climatizzati.

In ogni caso le Orchidee amano la luce ma non l'esposizione diretta ai raggi solari e le temperature dei nostri appartamenti d'inverno sono in genere soddisfacenti per le loro esigenze. Tuttavia temperature troppo diverse da quelle ottimali possono provocare delle deturpazioni nelle foglie e nei fiori.

Lo stesso discorso vale anche per l'umidità ambientale, che se è eccessiva provoca la comparsa di macchie sui fiori, mentre se è troppo bassa provoca ingiallimenti e raggrinzimenti della vegetazione. Soprattutto per le epifite è meglio umidificare l'ambiente che bagnare direttamente il substrato.
ANNAFFIATURA ED UMIDITA'

In ambienti riscaldati e durante la stagione calda, l'irrigazione deve avvenire da 2 a 4 volte la settimana, mentre nella stagione fredda si può ridurre ad una volta la settimana, soprattutto per le epifite, a meno che non siano coltivate sospese per cui, essendo esposte all'aria, hanno bisogno di più interventi irrigui. Per le specie originarie di zone con periodi siccitosi, è bene sospendere le innaffiature in corrispondenza di questi periodi; inoltre le specie dotate di pseudobulbi possono immagazzinare acqua anche per lunghi periodi.

Molto dannosi sono gli eccessi idrici che provocano ingiallimenti e degradazioni dei pseudobulbi, con fuoriuscita delle radici dal vaso.

E' inoltre importantissimo evitare che l'acqua ristagni nelle foglie o nei fiori, provocando così dei marciumi; si consiglia di usare acqua piovana e non di rubinetto, che contiene cloro a cui le Orchidee sono particolarmente sensibili.
TIPO DI TERRENO - RINVASO

In genere le Orchidee prediligono substrati tendenzialmente acidi, soffici e ben aerati, poveri di elementi minerali; i materiali tendenzialmente impiegati sono costituiti da miscugli di torba, sfagno (muschio che cresce nelle torbiere), foglie e corteccia di conifere, radici di felci, terra di bosco.

Mentre per le specie epifite il substrato ha principalmente una funzione di sostegno, per le specie terrestri ha una funzione trofica (nutritiva).

Molto spesso le specie epifite o semiepifite vengono coltivate sospese in cestini di legno o filo metallico, su "zattere" di corteccia miste a materiali spugnosi, che mantengono ottimali i livelli di umidità intorno alle radici
CONCIMAZIONE

In genere le orchidee sono poco esigenti in elementi nutritivi; la soluzione nutritiva ottimale deve contenere il doppio dell'azoto rispetto al fosforo e al potassio e va sostituita con una frequenza variabile da 7-15 giorni a 3-4 settimane, a seconda delle esigenze della specie e del periodo stagionale
MOLTIPLICAZIONE

Nella pratica floricola le Orchidee vengono riprodotte per seme o propagate vegetativamente per divisione delle piante adulte o per coltura di apici meristematici. Data la complessità di queste operazioni e la necessità che queste si svolgano in ambienti particolari, non è possibile effettuarle nella propria casa.
PARASSITI E MALATTIE

Poiché la maggior parte delle Orchidee coltivate in serra e vendute come piante d'appartamento sono originarie di zone tropicali o subtropicali, oppure sono ibridi ottenuti in vivaio con particolari tecniche di fecondazione incrociata tra specie e generi diversi, non trovano nei nostri ambienti i loro naturali parassiti e i vettori di specifiche malattie. Per questo motivo sono quindi soggette per lo più a fisiopatie, cioè ad alterazioni provocate da condizioni di temperatura, luce ed umidità non favorevoli al loro armonico sviluppo.

Il fattore luce, se non adeguato, manifesta i seguenti danni nelle piante:

- formazione di germogli deboli e sottili
- mancata formazione della gemma fiorale
- accartocciamento delle foglie

sono sintomi di illuminazione insufficiente, a cui si può rimediare con l'illuminazione artificiale. Nei mesi invernali si dovrebbero alternare 12 ore di luce con 12 ore di buio

Viceversa:

- ingiallimento e appassimento delle foglie
- comparsa di anomala colorazione rossa nelle foglie
- decolorazione e deformazione dei fiori

sono sintomi dovuti ad eccessiva illuminazione, accompagnata da elevate temperature ed umidità ambientale scarsa.

Fattore umidità,

- ingiallimento delle foglie
- degradazione dei pseudobulbi
- fuoriuscita delle radici dal vaso

dipendono in genere da eccessiva innaffiatura, anche con acqua non a temperatura ambiente o ricca di cloro o anche da un'eccessiva umidità ambientale
Fattore temperatura

- comparsa di colorazione rossastra nel fogliame più giovane
- imbrunimento alla base dei fiori
- maculature brunastre sui fiori (specie su Phalaenopsis dove le macchie si formano irreversibilmente dopo solo 4 ore a temperature molto basse, inferiori ai 4°C)

dovute a Temperature troppo basse.

Tuttavia la maggior parte delle orchidee attualmente coltivate è sotto forma di ibridi che si adattano a condizioni di temperatura diverse, ma non troppo da quella originaria.
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Ultima Modifica 14 Anni 3 Mesi fa da perla84.
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14 Anni 3 Mesi fa #4430 da perla84
BAMBU': TECNICA COLTURALE

I Bambù sono piante che possono essere allevate sia in vaso che in piena terra.

Se il Bambù viene allevato in casa, è preferibile non sistemarlo in pieno sole ma in un luogo molto luminoso della casa.

Considerando che i Bambù sono piante di origine tropicale quindi che richiedono un ambiente caldo ed umido, se allevate all'aperto, le foglie secche che cadono nel terreno è opportuno che non vengano del tutto eliminate in quanto costituiscono un ottimo pacciame che impedisce l'evaporazione dell'acqua dal terreno e decomponendosi, arricchiscono il terreno di sostanza organica. Le foglie secche inoltre, mantengono le radici fresche d'estate e calde d'inverno. Questo soprattutto nei climi dove le temperature invernali si abbassano sensibilmente ed il freddo può far gelare il terreno (l'acqua del terreno) rendendo l'assorbimento dell'acqua da parte delle radici impossibile tanto da poter arrivare, nei casi estremi, che la pianta muoia "di sete" e non di freddo. Se non amate il disordine che possono provocare le foglie accumulate nel terreno potete sistemare della paglia, che oltre ad avere un bell'effetto svolgerà la stessa funzione delle foglie secche.

Tenete sempre conto che ciò che è importante per una pianta sono le radici che vanno protette sempre e comunque. La parte aerea può anche deperire e seccarsi perchè c'è troppo vento o troppo freddo ma se le radici sono ben protette e sane, la pianta, alla ripresa vegetativa, ricrescerà.

Poichè alcune specie di Bambù sono molto invasive, come nel caso del Phyllostachys se si vuole evitare ogni anno di eliminare i fusti invadenti si può circoscrivere la zona di coltivazione dove si intende allevarle, facendo un divisorio in muratura nel terreno o mettendo una fascia di plastica per almeno 70 cm di profondità in modo da circoscrivere la zona. I rizomi potrebbere a quel punto tentare di scavalcare il divisorio ma in qual caso verrebbero alla luce e quindi possono essere agevolmente eliminati.

Il vento è un fattore importante nella coltivazione del Bambù in quanto se è forte, rovina le foglie perchè aumenta la traspirazione. In parte questo problema può essere evitato mantenendo il terreno umido e sufficientemente pacciamato vale a dire lasciando un buon strato di foglie o paglia o quant'altro possa evitare l'eccessiva evaporazione dell'acqua dal terreno.
ANNAFFIATURA

Dalla primavera e per tutta l'estate il Bambù va annaffiata abbondantemente ma senza lasciare ristagni idrici nel sottovaso. A partire dall'autunno, iniziate a diradare le irrigazioni ed effettuatele solo quanto basta per non fare seccare il terreno.

E' fondamentale per il Bambù un ottimo grado di umidità dell'ambiente che la circonda. Occorre pertanto nebulizzare frequantemente la chioma e disporre la pianta su un sottovaso pieno di ciottoli e poi riempirlo d'acqua facendo attenzione però che il fondo del vaso non sia immerso nell'acqua in quanto in questo modo il terreno si saturerebbe di acqua facendo marcire le radici. Questo sistema consente, quando fa caldo, di far evaporare l'acqua del sottovaso che di conseguenza inumidisce l'aria circostante. Ricordarsi di riempire il sottovaso ogni qualvolta l'acqua è evaporata.

Se il vostro Bamboo è coltivato all'aperto, al momento dell'impianto, abbiate cura di non metterlo in corrispondenza di depressioni del terreno dove potrebbe accumularsi sia l'acqua TIPO DI TERRENO - RINVASO

Il Bambù se allevato in vaso, si rinvasa ogni 1-2 anni, ad aprile-maggio.

La prima cosa da tenere presente è che il terreno che si utilizza deve avere come caratteristica primaria la possibilità di consentire un rapido sgrondo delle acque in eccesso e allo stesso tempo mantenere l'umidità per un certo numero di giorni.

Una miscela potrebbe essere così costituita: 5 parti di torba o fibre di cocco, 2 parti di terriccio normale, 1 parte di perlite o sabbia grossolana e 2 parti di corteccia di pino.

Un aspetto molto importante nella coltivazione del Bambù è la dimensione del vaso che oltre ad essere largo deve anche essere sufficientemente profondo da consentire all'apparato radicale di svilupparsi. Indicativamente per i bambù nani occorre garantire una profondità di almeno 35-40 cm; per quelli medi 70-80 cm per quelli più grandi di almeno 80-100 cm.

Personalmente consiglio sempre di usare dei vasi di terracotta anche se per questa pianta molti optano per i vasi di plastica (meno costosi e più fori di drenaggio). Ritengo che quelli di terracotta consentono alla terra di respirare e se il foro di drenaggio è stato sistemato in modo da garantire un buon scolo delle acque, bè, direi che è perfetto.

Se la pianta di Bamboo viene piantata all'aperto ed avete a che fare con un terreno argilloso, assicuratevi prima dell'impianto di fare uno scavo profondo e di mescolare della sostanza organica e della sabbia (circa il 30%) per migliorare il drenaggio. Inoltre scegliete una collocazione che non sia nelle valli o negli affossamenti che creerebbero dei pericolosi ristagni idrici.

piovana che l'acqua di irrigazioneCONCIMAZIONE

Dalla primavera e per tutta l'estate il Bambù si concima una volta la mese con un concime liquido da diluire nell'acqua di irrigazione.

Per gli altri periodi le concimazioni vanno sospese.

Per assicurare ai vostri Bambù un'ottima crescita somministrate un concime che contenga Azoto, Fosforo e Potassio (macroelementi) nella misura di 10:5:5 assicurandovi però che il fertilizzante che usate contenga sempre anche i "microelementi" quali il Magnesio (Mg), il Ferro (Fe), il Manganese (Mn), il Rame (Cu), lo Zinco (Zn), il Boro (B), il Molibdeno (Mo), tutti importanti per una corretta ed equilibrata crescita della pianta.

FIORITURA
Nei climi mediterranei e soprattutto se la pianta di Bambù è allevata in vaso è estremamente raro che fiorisca.

Nei suoi ambienti naturali inoltre il Bambù non fiorisce tutti gli anni ma ad intervalli variabili che possono essere ogni 10, 20 .... 100 anni (molto indicativamente) con il rischio che la pianta muoia dopo la fioritura.

Ma se il vostro Bambù dovesse fiorire e non volete correre il rischio che la pianta muoia (per i motivi espressi in premessa) ho letto che alcune persone hanno adottato con successo la tecnica di recidere, non appena si formano, i culmi fiorali e subito dopo concimare. Pare che questo interrompa in qualche modo il segnale chimico che induce la pianta a fiorire.

POTATURA

La potatura va effettuata quando i nuovi germogli hanno terminato la loro crescita e quando iniziano a svilupparsi le nuove foglie. E' probabile che debba essere fatta in più riprese in quanto non tutti i germogli crescono contemporaneamente per cui, via via che si presentano, si provvede al taglio.

I Bambù nani, crescono più rigogliosi e compatti se vengono potati ogni anno, alla fine dell'inverno praticamente rasoterra.

Anche nel caso della potatura non mi stancherò mai di ripeterlo: sterilizzare, possibilmente alla fiamma, le cesoie che utilizzate per tagliare soprattutto quando passate da una pianta ad un'altra.
PARASSITI E MALATTIE

I Bambù non sono piante particolarmente soggetti a malattie.

Molto spesso, in primavera e d'estate, quando vediamo che la pianta sta perdendo le foglie pensiamo che stia male in quanto, nei nostri climi, siamo abituati a vedere la perdita delle foglie in autunno. Niente di più sbagliato. Per il Bambù dobbiamo ricordarci che rinnova il proprio apparato fogliare proprio tra la primavera e l'inizio dell'estate per cui è proprio nel periodo in cui siamo soliti vedere crescere le foglie che le vediamo seccarsi e cadere. In ogni caso se abbiamo ancora un attimo di pazienza vedremo che con grande rapidità quelle vecchie saranno sostituite da nuove per cui i culmi di fatto non restano mai spogli del tutto (succede solo in pochissime specie).

In ogni caso le patologie che si possono riscontrare sono le seguenti:

La pianta perde le foglie al di fuori della primavera - inizio estate

Se accade questo occorre verificare lo stato delle radici e del terreno perchè molto probabilmente si tratta di eccessive irrigazioni che hanno reso il terreno asfittico e quindi hanno creato a livello radicale una totale mancanza d'aria.
Rimedi: se la situazione è appena all'inizio ed intervenite subito, lavorando il terreno e lasciandolo asciugare, la pianta si può anche salvare ma se si arriva troppo tardi, non c'è più nulla da fare.

Macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie

Macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di Cocciniglia ed in particolare della Cocciniglia bruna. Per essere certi, si consiglia di fare uso di una lente di ingrandimento e si osservano. Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si può sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via facilmente.
Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se la pianta è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici reperibili da un buon vivaista.

Macchie sulla pagina inferiore delle foglie

Macchie sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di Cocciniglia ed in particolare della Cocciniglia farinosa. Per essere certi, si consiglia di fare uso di una lente di ingrandimento e si osservano. Confrontatele con la foto al lato. Sono caratteristiche, non ci si può sbagliare. Inoltre se provate a toglierle con un'unghia, vengono via facilmente.
Rimedi: toglietele con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o se la pianta è grande ed in vaso, potete lavarla con un acqua e sapone neutro strofinando molto delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e piantate all'aperto, potete usare degli antiparassitari specifici reperibili da un buon vivaista.

Foglie che iniziano ad ingiallire, appaiono macchiettate di giallo e marrone
Se le foglie iniziano ad ingiallire e successivamente a queste manifestazioni si accartocciano, assumono un aspetto quasi polverulento e cadono. Osservando attentamente si notano anche delle sottili ragnatele soprattutto nella pagina inferiore delle foglie. Con questa sintomatologia siamo molto probalbilmente in presenza di un attacco di ragnetto rosso, un acaro molto fastidioso e dannoso.

Rimedi: aumentare la frequenza delle nebulizzazioni alla chioma (la mancanza di umidità favorisce la loro prolificazione) ed eventualmente, solo nel caso di infestazioni particolarmente gravi, usare un insetticida specifico. Se la pianta non è particolarmente grande, si può anche provare a pulire le foglie per eliminare meccanicamente il parassita usando un batuffolo di cotone bagnato e insaponato. Dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone.

Presenza di piccoli animaletti biancastri sulla pianta
Se notate dei piccoli insettini mobili di colore bianco-giallastro-verdastri siete quasi sicuramente in presenza di afidi o come comunemente sono chiamati "pidocchi". Osservateli con una lente di ingrandimento e confrontateli con la foto a lato, sono inconfondibili, non ci si può sbagliare.
Rimedi: trattare la pianta con antiparassitari specifici facilmente reperibili da un buon vivaista.

PROPRIETA' TERAPEUTICHE

Alcune specie di Bambù, quale in Bambusa vulgaris vengono utilizzate nell'industria cosmetica per la fabbricazione di creme e lozioni. La sua linfa contiene infatti amminoacidi, vitamine e numerosi sali minerali tra i quali il Silicio. Per le sue caratteristiche è pertanto usato come emolliente, rinfrescante e tonificante della pelle inoltre migliora la resistenza dei capelli e svolge un'azione protettiva nei confronti degli agenti esterni
CURIOSITA'

Il Bambù è la pianta dai mille usi. Infatti oltre ad essere una pianta di incredibile bellezza, trova numerosissimi utilizzi: come alimento umano (soprattutto nella cucina asiatica) e animale; come materiale da costruzione; per la produzione di carta, tessuti, parquet (grazie al fatto che le fibre di Bambù sono molto lunghe).

Se desiderate lanciarvi nella realizzazione di oggetti con il Bambù che state allevando il periodo migliore per tagliarlo e poi utilizzarlo è sicuramente l'inverno (e molti sostengono con la luna calante) questo perchè c'è una minore quantità di linfa in circolazione e quindi si conserverà meglio oltre che essere meno appetibili dagli insetti quali ad esempio i tarli che potrebbero in futuro prendere di mira i vostri manufatti
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14 Anni 3 Mesi fa - 14 Anni 3 Mesi fa #4431 da perla84
I tulipani fanno parte del genere Tulipa della famiglia delle Liliaceae.

L'Olanda è la maggior produttrice di bulbi di tulipano, che è una bulbosa originarie dall'Asia Minore, dall'oriente, ma anche dall'aree mediterranea.

Del tulipano si conoscono oltre 100 specie e tante varietà e ibridi naturali che rispondono a tutte le esigenze di coltivazione: innumerevoli colori, a fiore piccolo, grande, semplice, doppio, liscio o arricciato.

Le fioriture possono essere forzate in serra per fioriture invernali in appartamento, o in giardino, dalla primavera all'estate.

La facilità della sua coltivazione lo fa preferire ad altri fiori per colorare terrazze, balconi e angoli difficili del giardino dove si possono lasciare a dimora anche in inverno per ottenere folte fioriture, anche se con fiori più piccoli del primo annoEsposizione
Il tulipano ama le posizioni in pieno sole, ma non troppo ventose.

Acqua
I tulipani vanno bagnati appena messi a dimora e poi dopo 3, 4 giorni se non è piovuto. In seguito i tulipani, come tutte le bulbose si accontenta della pioggia. Le irrigazioni vanno fatte solo in caso di prolungati periodi di siccità.

Coltivazione
I bulbi dei tulipani si piantano in autunno o alla fine dell'inverno sia in piena terra che in vaso.
Tagliare gli steli dei fiori appena appassiti, ma lasciare le foglie finchè non seccano e si staccano dal bulbo. I bulbi possono essere lasciati a dimora per un paio d'anni dopo di chè sarà bene dividere i cespi dei bulbi per dare aria al tulipano. Se ogni anno si tolgono i bulbi dalla terra tenerli fuori dalla portata dei topi.

Concimazione
Somministrare regolarmente un concime per piante fiorite durante la fioritura e per quattro settimane dopo.

Malattie
Le malattie ed i parassiti dei tulipani sono : il marciume, la muffa grigia, le virosi, afidi, nematodi, lumache e topi.

Terreno
I tulipani prediligono terreni leggermente basici, ma gli ibridi da giardino riescono bene anche in suoli a reazione neutra o un poco acida. Evitare di piantare tulipani in terreni con molta torba. Per i tulipani coltivati in vaso mettere attenzione al drenaggio.

Moltiplicazione
La moltiplicazione del tulipano avviene dai bulbilli che si formano intorno al bulbo principale. I giovani bulbi non sono in grado di fiorire l'anno dopo, ma dovranno essere messi a dimora perchè diventino grossi abbastanza per portare il fiore.
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14 Anni 3 Mesi fa - 14 Anni 3 Mesi fa #4432 da perla84
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bella di nottbreve descrizione: Pianta erbacea annuale o perenne principalmente da esterno. I fiori si presentano anche di colorazione differente sullo stesso esemplare, sono sprovvisti di corolla ed hanno un calice profumato.

durata: Annuale o perenne a seconda della specie e del tipo di coltivazione

periodo di fioritura: Fiorisce da inizio giugno fino a settembre inoltrato. In alcune specie il fiore si apre la sera per richiudersi il mattino successivo.

area di origine:Nord e Sud America, zone Tropicli

clima: Mediterraneo

uso: Viene solitamente coltivata in bordure aiuole e siepi o in vaso sul balcone ome pianta annuale.
accorgimenti e cure
esposizione e luminosità:In esterni sole pieno principalmente per la fioritura, tollerano sia il vento sia il salmastro

temperatura:Non ha problemi in estate, sopporta molto bene anche temparature elevate. Proteggere dal freddo.

substrato: Composto da due parti di terreno una parte di torba e una di sabbia. Si adatta a qualsiasi tipo di terreno, l' importante è che sia sostanzioso e ben drenato.

irrigazione:Annaffiare la sera tardi o il mattino presto in estate

concimazione:Utilizzare concimi a cessione graduale seguendo le modalità indicate dal produttore

propagazione:Tramite semina in cassetta già a fine inverno, inizio primavera.

rinvaso: A seconda della specie ogni anno in primavera

potatura: E' sufficiente eliminare i fiori appassiti e le parti secche o danneggiate

avversità: Non si segnalano malattie o parassiti particolari

piccoli consigli:Importante evitare ristagni d'acqua, pianta ideale per coltivazioni in giardini e bordure Non necessita di cure particolari
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14 Anni 3 Mesi fa #4433 da perla84
Il Ciclamino, (Cyclamen) appartenente alla famiglia delle Primulaceae, comprende diverse specie originarie dell'area orientale del Mediterraneo, alcune delle quali spontanea in Italia.

Le serre coltivano più spesso il Cyclamen europaeum, il Neapolitanum, il Cyclamen Persicum ed il Cyclamen repandum.

Fiorisce nel periodo invernale fino a marzo-aprile ed è meglio acquistarlo prima della fioritura, controllando che ci siano abbondanti boccioli e che le foglie siano ben turgide e sane.

Coltivare un ciclamino non è facilissimo, ma certamente è difficile farlo rifiorire, anche se potrebbe fiorire per 4-5 anni di seguito con una fioritura sempre più abbondante.

Il segreto più importante Esposizione
Collocare la pianta in piena luce, ma che non sia colpita direttamente dal sole e lontano da fonti di calore, arieggiando l'ambiente di frequente e spostando il ciclamino, almeno durante la notte, nell'ambiente più freddo della casa. Nelle zone dove il clima invernale non è troppo rigido, durante le ore notturne, si può mettere il Ciclamino all'aperto, al riparo dal gelo e dal vento.

Acqua
Alla comparsa dei primi boccioli, verso fine settembre, primi di ottobre, annaffiare il Ciclamino in maniera che il terriccio resti sempre umido senza essere inzuppato, versando l'acqua nel sottovaso, lasciando che la pianta l'assorba da se per 20-30 minuti, ma buttando l'acqua in eccesso perchè troppa umidità potrebbe provocare il marciume del tubero.
E' importante non bagnare la parte centrale della pianta per non favorire lo sviluppo di muffe.
Alla fine della fioritura (primavera) diradare fino a sospendere l'irrigazione per permettere che le foglie si secchino ed il tubero si "carichi".

Temperatura
I ciclamini temono più il caldo che il freddo. Durante la fase di crescita la temperatura ambiente non dovrebbe superare i 15°C;.

Concimazioni
Durante il periodo di fioritura, ogni due - tre settimane, è bene concimare con del fertilizzante liquido, da aggiungere all'acqua d'annaffiatura, con un concime con un più alto titolo di Potassio per agevolare la fioritura, mentre, durante le fasi di crescita della pianta, usare un concime con un titolo leggermente più alto di Azoto per favorire appunto la crescita della pianta.

Malattie
I ciclamini sono soggetti a muffe e parassiti che vanno preventivamente affrontati irrorando la piantina giovane con prodotti adatti e poi prestando attenzione ai primi sintomi di malessere.
Accorgimento importante è quello di eliminare rapidamente e completamente le foglie ed i fiori appassiti, senza lasciare "mozziconi" che potrebbero marcire, contagiando altre parti della pianta, staccandoli proprio nel punto d'inserzione al tubero. Se per qualunque ragione si provocano delle lesioni sulle foglie o sui piccioli, bisogna asportarle e tamponare subito le ferite con del mastice apposito (si trova da un buon vivaista) o con della cera di candela, per chiudere la ferita che rappresenta una via agli attacchi di muffe.

Moltiplicazione
Il ciclamino si riproduce sia per seme (anche se la tecnica è complicata dalla eccessiva finezza dei semi), o per divisione del rizoma quando la pianta è a riposo

Rinvasatura
Il rinvaso si effettua solo se le radici hanno completamente occupato il vaso e spuntano in superficie o dal foro di scolo del vaso. Si fa in primavera, dopo la fioritura, usando un terriccio di foglie, sabbia e torba in parti uguali in un vaso di diametro poco superiore al precedente, ponendo sul fondo dei pezzi di coccio per favorire il drenaggio dell'acqua
del suo successo sta nell'ambiente in cui viene tenuto
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