’Una tempesta qualunque’ di William Boyd

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14 Anni 2 Mesi fa #5284 da LaDea
Vestito di tutto punto, abito grigio, camicia bianca e cravatta marrone, Adam Kindred, trentenne climatologo americano sbarcato a Londra per un colloquio di lavoro, dopo aver vagato lungo il Tamigi dalle parti del Chelsea Bridge, decide di varcare la soglia di un ristorante italiano, senza avere alcuna idea del fatto che nel giro di un paio d’ore la sua vita cambierà completamente.
Servito con riguardo dai camerieri, per via forse dell’abito o del suo aspetto di giovane uomo distinto, pallido, dai lineamenti regolari, Adam è a metà di una scaloppina, quando un altro avventore solitario si sporge verso di lui per chiedergli l’ora esatta. Accento americano, inglese perfetto, il tizio si presenta come il dottor Philip Wang, immunologo. Scambia qualche parola con un certo brio, poi saluta e se ne va.
Adam è a metà del tiramisù quando si accorge che Wang ha dimenticato una cartellina di plastica trasparente su una sedia. Allunga la mano e vede che sul davanti c’è una taschina contenente il biglietto da visita del dottore, con un indirizzo londinese: Ann Boleyn House, Sloane Avenue, SW3.
Meno di un’ora dopo, con la cartellina sotto al braccio, il giovane climatologo è alla Ann Boleyn House, un residence Art Déco con un impettito portiere in uniforme nella lobby. Firma il registro e, al settimo piano, entra nell’appartamento di Wang per restituirgli la cartellina. Wang, però, giace sul suo letto, in una pozza di sangue. La camera è sottosopra, gli abiti sparpagliati ovunque, i cassetti tirati via. Dal maglione fradicio del Dottore ancora vivo spunta l’impugnatura di un coltello da pane.
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