Regia: Filippo Vendemmiati
Genere: Documentario
Anno: 2010
Nazionalità: Italia
In questa giornata in cui si è soliti ricordare i propri cari defunti, volevo ricordare, nel mio piccolo, un ragazzo qualunque: Federico Aldrovandi.
Federico era un giovane ragazzo che nel 2005, alla tenera età di 19 anni, ha incontrato la morte.
Quella sera, mentre stava tornando a casa dopo una serata con gli amici, incontrò una pattuglia della polizia. Non ritornò mai a casa. Federico era un ragazzo come me.
Inizialmente le ricostruzioni della polizia parlano di morte per overdose, ma la famiglia di Federico non ci crede. Il caso ben presto viene dimenticato da tv e giornali. Depistaggi e rischi di archivazione si fanno sempre più forti. La madre di Federico apre un blog e la rete di internet risponde.
Vendemmiati dedica a questa storia un film indicando i fatti accertati e i misteri che la avvolgono, il processo e i suoi numerosi colpi di scena, tentando di fornire una spiegazione verosimile dell’accaduto.
Il titolo del documentario così sgrammaticale ha un senso preciso: a morire si è sempre soli, per uccidere si è sempre almeno in due, una vittima e un carnefice.
Nel luglio del 2009 i quattro agenti di polizia sono stati condannati in primo grado per eccesso colposo in omicidio colposo a 3 anni e 6 mesi di carcere.
Il film è anche una storia sulla libertà di stampa che pone l’accento sul presente e sul futuro prossimo dell’informazione in Italia (vedi Legge Bavaglio).
...quando la Bestia diventa chi dovrebbe difenderci dalle Bestie...