Patrick Bateman è un giovane ricco che trova il modo di ammazzare il tempo, assassinando senza motivi plausibili il prossimo: questo il succo del romanzo dell'ormai celebre scrittore americano.
Per la verità, a me piace come scrive Ellis, il ritmo della sua prosa, agile e accattivante, la scelta lessicale sorvegliata (merito del traduttore?) e poi i dialoghi ben costruiti, ma facili, quasi cinematografici e la gente elegante, gli ambienti lussuosi, la mondanità della metropoli.
C'è un compendio di vita americana in American Psycho: si parla di cucina, arredamento, cinema, sesso, soldi, libri (pochi), canzoni (molte), droghe. Eppure dopo 50 pagine si comincia a sbadigliare. E' ripetitivo, Ellis. E le gesta del protagonista, di questo Des Esseintes di fine secolo, di questo yuppie schizoide e un po' frustrato vengono presto a noia. Come la ossessiva elencazione delle griffe e le insistite, ripugnanti scene di violenza.